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Aprica campanacci in corteo, in 3000 a Sunà da Mars

sunademar

Aprica, Sondrio, grande successo per Sunà da Mars #Folclore #iniziative di animazione #Alpiorobie, Ritmi delle stagioni e natura #Morbegnoonline

Sunà da Mars Aprica
Fine settimana con turismo, partecipazione locale e grandi numeri nella località orobica valtellinese. La manifestazione folcloristica che chiama la natura al risveglio, dopo l’inverno, sabato sera ha mosso tanta gente stabilendo il record assoluto di partecipanti.
Nel nuovo spazio del raduno finale, la piazza dell’area tennis, che è anche parco giochi e centro sportivo, voluta e utilizzata dal Comune a fini ricreativi e culturali e che vedrà adeguamenti importanti nel prossimo futuro, si sono radunate non meno di duemila persone, con decine di spettatori che si affacciavano a seguire il corteo lungo le vie circostanti.
Al termine, tra il frastuono dei campanacci sono saliti sul palco delle premiazioni per ricevere un campanaccio ricordo i rappresentanti dei vari gruppi, a cominciare dalle contrade di Aprica: Dosso (con il campanaccio-simbolo che dovrà custodire per un anno), San Pietro, Santa Maria, Liscedo, Liscidini e Mavigna. A seguire i rappresentanti dei gruppi di provenienza diversa: Teglio, San Giacomo, Castello dell’Acqua, Corteno e Doverio, Edolo, Vilminore di Scalve, Poschiavo e altri ancora. Al termine il saluto degli amministratori locali, il sindaco Carla Cioccarelli, il vicesindaco e assessore al turismo Bruno Corvi.
In conclusione, lunga ma veloce fila a prendere il mach (polenta, salsiccia alla brace, formaggio e vino caldo), da consumare in compagnia, in un clima allegro, conviviale, e al risuonare degli “instancabili” campanacci e campanelli.

redazione

photo courtesy ufficio stampa Aprica


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La riforma Delrio, le frane e le banche popolari valtellinesi

cermeled

Politica spiccia #versantiamministrativi Corsivo #Morbegnoonline,

La parola “territorio” – e questa è una premessa – non è particolarmente amata su queste pagine. Per anni, almeno quattro, cinque anni arrivando ad oggi, il termine ha sostituito nel lessico politico qualunque voce o vocabolo che indicasse un contesto geografico. Una località diffusa.

Però in questi giorni viene voglia di ripensarlo, questo lemma, a fronte dei cambiamenti che stanno investendo il Paese, e andandogli dietro arrivano qui, ai piedi dei monti che ci separano dalla vicina, vicinissima Svizzera.

C’è un vento nuovo in Italia, che sta cambiando le regole del gioco, politico, istituzionale e globalmente anche la “forma Paese”. Questo vento, sembra a tratti, un vento birichino, non è un vento veloce e impetuoso, non rapido, non è quel passare di correnti cristalline che quando arrivano almeno per un po’ sembrano cambiare davvero il volto alle cose. E’ un vento capriccioso, incursore che cambia dove passa: ma un po’ a vezzo. E’ meglio dell’afa, della foschia, dell’aria ferma e plumbea delle vite antiche che non si sono rinnovate, e che non si sono difese. Ma certe volte, nel suo arrivare dà noia.

Anche il Paese sta sotto l’impulso di questo vento, cambiando, mentre si rifanno le regole. E sta nascendo qualche cosa di diverso: è il “modello Italia” che stanno costruendo come soluzione di rinnovamento Renzi, e i suoi. Non esiste al mondo qualcosa di simile all’ordine nuovo che stanno costruendo il giovane leader fiorentino e la sua squadra. Sono giovani, molto decisi, in assenza di una esperienza solida. La decisione come tratto comportamentale è un aiuto, poi se qualcosa non la sanno spiegare, tirano dritto. E le cose restano lì, a beccheggiare, come delle barche ferme che non hanno altro che le gomene alla fonda, in un mare quieto calmo, in un quadro vuoto e anche un po’ inquietante.

Per esempio, con un po’ di raccapriccio, non sentiamo più parlare di “area vasta”. La parola provincia che doveva essere sostituita dalla parola – un’altra “parola” – area vasta, è tornata con il suo significato, un po’ limato, a tenere la scena.

Va bene tanto siamo in Italia, si dice una cosa, poi un’altra, si dice che la si fa, poi tutto si arena. Poi magari da un giorno all’altro arriva un altro decreto e zac. La chiamano in un altro modo ancora. Questa è anche la creatività dei giovani che al muro: con le spalle al muro, non ci vanno. I sindacati ti mettono alle strette? Tu non gli parli, e la giri così. Del resto governi. Con i voti dei Paese: anzi, con i voti no, ma comunque governi e decidi. Sei “decisionista”. Molti lo apprezzano. Lo Stato è un peso enorme, per come in Italia è stato costruito negli anni: parliamo proprio della forma Stato. Bisogna alleggerirlo. E quindi si crea la Riforma Delrio. E altre riforme seguiranno. Si cambia, si toglie, resta da capire cosa verrà messo di nuovo al posto di ciò che si toglie. Perché in certi momenti sembra che si ipotizzi: anzi, sembra che compaia, l’idea di una forma Stato leggera, che si gestisce con mail, sms, formule suggestive, e forse anche suggestionanti; anche con i selfie, con parole, affermazioni del tipo: “Senza le banche popolari i cittadini saranno più liberi, ci sarà maggiore accesso al credito”. ?!?

Magari alcune delle banche popolari italiane hanno fatto – come altri tipi di istituti di credito – sbagli colossali. Qui da noi due banche cooperative, di montagna sono diventate lavorando seriamente e mettendo la prua come gli sembrava più giusto, due delle maggiori banche italiane in assoluto. Quando qualcosa funziona, in Italia lo si cambia con decreto.

E torna fuori la parola “territorio”. Di fronte ad una politica che diventa una politica leggera, il richiamo al territorio diventa – adesso perlomeno – utile a ricordare che oltre alle alchimie un po’ da apprendisti stregoni di questi riformatori dell’anno 2014, \15 c’è poi la terra ampia, che non gestisci con mail, sms e fax, c’è la frana sui Cèch, che deve essere governata con la pala, e ci vuole il cantoniere, e ci vuole il sindaco, e ci vuole l’attenzione locale se no qua va tutto ai rovi. Ci sono i pellet che servono per scaldare i paesini, e che devono mantenere forme di incentivi. E ci sono le banche popolari valtellinesi, banche di qualità e di montagna divenute forti, internazionali e ambite, il cui status, la cui diversità così evidente ai clienti, non andrebbe svilita con normalizzazioni “orizzontali”. Ecco, di fronte a questa politica che viene avanti a colpi di selfie, di affermazioni solo parlate, che dietro non hanno niente, che sono leggere e instabili come le ali di una farfalla la parola “territorio” diventa simbolica e legittima, indicatore di forma e termine più digeribile persino a noi. Che dal mondo delle lettere non apprezziamo un linguaggio troppo materiale e omologato.

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Agevolazioni per le Province montane Del Barba “Valtellina avrà più personale”

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 Riordino enti, #Provinciadisondrio, #leggedistabilita #cittametropolitane
Dichiarazioni del senatore valtellinese Pd Mauro del Barba, da Roma, al termine dell’approvazione della Legge di stabilità, dispositivo che, come ha sottolineato lo stesso Del Barba, “Ha definito, grazie all’impegno in prima linea dei senatori democratici, importanti disposizione per il Paese e, nello specifico, per la nostra realtà locale”.

“Abbiamo ottenuto – ha ancora affermato in una nota stampa il senatore – un altro importantissimo passo avanti per le province montane: avranno più personale delle altre province e saranno equiparate alle città metropolitane: il Governo – ha anche detto – ha recepito pienamente due miei emendamenti: il ripristino dello sconto su gasolio e GPL per il riscaldamento nelle zone montane e l’assoluta novità riguardo al personale delle province montane, ovvero la possibilità di mantenere, a regime, il quaranta per cento in più dei dipendenti, rispetto alle province non interamente montane. Si tratta – ha continuato – di una risposta importante alle esigenze dei territori di montagna e un segnale dell’attenzione del Governo alla realtà valtellinese”.

“Questa – ha anche detto Del Barba – oltre ad essere una boccata di ossigeno per la mobilità del personale dipendente e anche una esplicita conferma delle straordinarie opportunità che la fase di riordino istituzionale iniziata con la legge Delrio ci può offrire in futuro. Ora abbiamo tutte le condizioni per tornare ad essere protagonisti nelle nostre valli e darci con convinzione delle nuove forme di governo, rivendicando in tempi rapidi dalla Regione ciò che, ormai è chiaro, ci spetta di diritto”.

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La storia non ha nascondigli: emozioni e tesori scoperti in Val di Mello

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Qualche volta ci domandiamo cosa sia il turismo.
Dipende da dove lo si vive. In montagna, il turismo ha alcuni volti molto caratteristici, altri meno. In una zona a vocazione mista, vicina alle case, non alle piste da sci, è tra quei volti e tra quei “meno” che bisogna cercare di volto, il proprio. Specie se di turismo si vuol vivere, o fare vivere almeno in parte la propria gente, la popolazione.

Quando si parla di Bassa Valtellina il turismo ha in realtà poche facce che puoi cercare tra i grandi riferimenti del turismo internazionale. Una di queste facce, ad esempio è il Bitto, alpi Orobiche, pensi al gran lavoro di valorizzazione di poche persone in piccole valli. Quella insegna del turismo bassovaltellinese oggi ha dopo la recente “pace del Bitto” e l’appianamento della divisione tra produttori e zone, un riconoscimento semplificativo.

La gente ama il Bitto, la sua storia, più che il suo sapore, o forse “quasi quanto il suo sapore”. La storia. Che è marchio di una tradizione, che fa diventare una tradizione, una “marca”. Una marca, l’unico attestato in grado di rendere un prodotto amato e vincente.

Il Bitto è la “piccola marca” territoriale della Bassa Valtellina.

La grande marca territoriale, di quest’area che è territorio nella sua estensione, non secondo la terminologia recente, nelle sue caratteristiche materiali, è un’atmosfera. L’atmosfera che si respira in Val di Mello. La Val di Mello è la marca territoriale della Bassa Valtellina. La marca Val di Mello è l’unico elemento territoriale unificante per questa zona, a Milano, come in tutta Europa, e in tutto il mondo, si conosce la Val di Mello. Uno può dire, anche il pizzo Badile, il Cengalo, ma la Val di Mello è una marca che è adottata nel cuore del mondo della montagna, un riferimento affettivo, per centinaia di migliaia di persone. Forse milioni. Funziona come la marca dei jeans Levis è uno stile di vita. Uno può comprarsi cinquanta tipi di jeans spendere un botto per delle cose di Valentino, Versace, ma con addosso un paio di 501 sei nei panni e nella storia di quel modo di vestire.
La marca è l’emozione di esserci, è unificante, è questo ragazzo non più giovane con le pianelline fotografato di spalle durante l’ultima ora della decima edizione di Mello Blocco. La sua compagna con ai piedi gli scarponi da marchio della grande distribuzione per articoli di media montagna. Se tu li guardi, “loro” sono Mello Blocco”, loro “sono” la Val di Mello.

E la Val di Mello va raccontata, riraccontata, perché, come insegnano i docenti universitari di Economia, la “marca” anche la marca territoriale va periodicamente sostenuta, si deve investire per mantenerne la forza, senza grandi campaign, con politiche di mantenimento sane e avvedute.

Mello Blocco ha rinverdito la “marca territoriale” della montagna morbegnese a alto lariana. Una manifestazioncina abbastanza bella, che ha cavalcato il mondo emergente della attività alpina in outdoor. I giovani climber eclettici, anticonvenzionali, poco alpini e molto rider. Presto bisognerà andare oltre, con nuove manifestazioni per nuove “onde”.
Resterà sempre il solidissimo mondo della roccia della valle, a garantire la tenuta della marca. Le pareti, le vie di scalata, le placche. Resterà sempre quell’andare tra i prati con le pianelline, cercare il verde per il verde, pervasi da quel senso di libertà che il luogo, in sé stesso riesce ad infondere, in turisti educati, clean, spigliati e che vengono stregati dal fascino della valle e del luogo. Quel guardare con curiosità dei sassi. E’ bene che questo verde, questo spirito di libertà che chi ha letteralmente inventato la Val di Mello, ha scolpito come una opera d’arte materiale, e puramente concettuale, suggestiva, in ogni angolo di questo luogo, creando la più solida marca territoriale locale, resti al di là di ogni polemica, e ogni rivisitazione pur legittima custodito, come un grande tesoro.

La Valle, qui in basso, non ha molto altro, oggi, come moneta contante, da spendere sui grandi mercati della sempre più agguerrita competizione turistica internazionale

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Confartigianato, lettera alla presidenza della Provincia di Sondrio su tagli all’ente

giogri

Cosa possiamo fare per evitare il dissesto dell’ente provincia? #provinceetagli #leggestabilità #morbegnoonlinenotizie

“Abbiamo letto l’accorata lettera del presidente Della Bitta ai senatori valtellinesi sul futuro dell’ente provincia e quali rappresentanti di una componente fondamentale dell’economia non possiamo non sentirci chiamati in causa”. E’ Gionni Gritti presidente Confartigianato Imprese Sondrio a dare una prima risposta dal mondo delle realtà di categoria sull’allarme tagli all’ente.

“Poco meno di due mesi di vita per il nuovo ente, Area Vasta o Provincia che sia – ha indicato Gritti, nella foto in apertura – e già la Legge di Stabilità del 2015 nella sua attuale impostazione impone tagli impossibili da sostenere. Intendiamo esprimere da subito al Presidente Della Bitta la nostra piena condivisione e il nostro sostegno rispetto ai contenuti del suo recente appello ai senatori valtellinesi. Lo dichiariamo oggi e lo faremo anche domenica in occasione della nostra Giornata Provinciale alla quale ci ha già assicurato la sua presenza.

Noi non chiediamo e chiederemo provvidenze per l’artigianato o la piccola impresa, non avremo delle critiche da rivolgere come è capitato in passato; più semplicemente ci renderemo disponili per valutare quali contributi potrà dare la nostra organizzazione per evitare il paventato dissesto finanziario dell’ente. Non siamo mai stati dei conservatori, non abbiamo mai tifato per mantenere lo status quo; al contrario come rappresentanti della piccola impresa – già segnate dalla fase recessiva – abbiamo chiesto più volte a tutti i livelli uno sforzo per ridurre la spesa pubblica, unica possibile strada per contenere la pressione fiscale. In questa fase si rende necessaria una ottimizzazione delle risorse individuando forme di accorpamento fra gli enti e l’individuazione di sinergie fra il pubblico e il privato con l’applicazione del principio di sussidiarietà.

All’interno della riforma Delrio vi sono spazi nel senso sopra indicato e qualche proposta potrà emergere dalla tavola rotonda del 5 dicembre prossimo in occasione della 2^ Giornata di studi in ricordo di Lisa Garbellini. La situazione è ben diversa in quanto ci troviamo di fronte ad una sorta di “schizofrenia istituzionale e amministrativa” considerato che negli ultimi vent’anni alle Province sono state assegnate funzioni crescenti senza un’adeguata possibilità di dotarsi di entrate proprie. Oggi di colpo con un provvedimento legislativo si pretende di tagliare i trasferimenti senza aver previsto prima un riordino sul piano amministrativo e senza una riassegnazione ad altri livelli delle competenze.

Ecco perché diventa difficile accettare o giustificare un eventuale silenzio da parte dei senatori chiamati in causa dal Presidente Luca Della Bitta ed in particolare da parte di chi oggi condivide la linea politica del Governo. Diventa inoltre difficile discutere di funzioni, di competenze, di autonomia e di come declinare lo status di provincia “montana” se in discussione vi è la stessa esistenza dell’ente a causa di tagli orizzontali e generalizzati. Allo stato attuale non vediamo altra soluzione che prevedere nell’immediato una modifica alla Legge di Stabilità almeno per gli enti virtuosi come la Provincia di Sondrio che in passato ha gestito in maniera oculata le proprie risorse. Una deroga peraltro giustificabile alla luce dello status di Provincia “Montana” e della sua peculiare posizione in una zone di confine. Aspettiamo fiduciosi un pronunciamento da parte dei senatori valtellinesi ed esprimiamo fin d’ora la nostra disponibilità al Presidente Della Bitta per altre azioni in una logica propositiva e non meramente difensiva”

Gionni Gritti Presidente Confartigianato Imprese Sondrio

Sondrio, 20 novembre 2014

Morbegnoonline redazione


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Genitori di adolescenti dell’Alto lago e della Valtellina e Valchiavenna, inutile mettere in atto dissuasioni e censure, arriva luglio e Colico diventa per i ragazzi una meta attrattiva non solo diurna e balneare, ricercatissima. 

Organizzata dalla Pro loco di Colico – Promozione, arte e cultura, con il patrocinio del Comune di Colico e la collaborazione di Radio Station One, inizia giovedì 3 luglio e a seguire tutti i giovedì di luglio e agosto l’attività di Disco lago Colico, appuntamento giovane di discoteca all’aperto, ad ingresso gratuito nel centralissimo Largo Marinai. “Discoteca – come spiegano i ragazzi che la frequentano – senza barriere e confini fisici”. L’evento di animazione musicale e spettacolo è realizzato in collaborazione con Passione Danza di Cristina Piva e Radio Station One. Alle 20,30 Disco Lago riproporrà la richiestissima Baby Dance e a seguire la Dicoteca Colico Beach con i DJ di Radio Station One.

Entrata Gratuita e Servizio Bar con le ragazze del Colico Ugly Bar.
Morbegnoonline redazione

 


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Battesimo domenicale per Maloja, convoglio Trenord per la linea Milano Tirano

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Nuovi treni, ristrutturazioni di convogli e stazioni, potenziamenti di linee e binari, la “Milano Tirano” entra nel 2000

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 La linea ferroviaria Milano, Lecco, Colico e Tirano e la prosecuzione di tratta da Colico a Chiavenna entrano nel 2000. Ieri a Sondrio sono state presentate dall’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità Maurizio Del Tenno, dall’amministratore delegato di Trenord Luigi Legnani e dal direttore territoriale Esercizio di RFI Giorgio Botti le novità dell’iniziativa “Progetto Valtellina”. Piano di investimenti che porterà in due anni sulla direttrice che da Milano porta alle Alpi di Lombardia lungo la sponda sinistra idrografica del Lago di Como oltre 35 milioni di euro.  Continua a leggere


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Le “regole” dello Snowpark

La giornata di lunedì 18 novembre può essere considerata esemplare nei passaggi di conduzione in un datato settore di impresa pubblico-privato. A Gerola, Valtellina stazione sciistica di Pescegallo, nella spa che gestisce le Funivie da qualche settimana c’è una nuova presidente.

Prima alla Fupes c’era una gestione diversa: c’era stato un primo fallimento della società: nell’aprile del 2012 il cda aveva presentato dimissioni in massa, chiedevano altre risorse. C’era stato il “salvataggio” della spa, con investimenti importanti del Comune, e della Comunità montana di Morbegno ed era stato nominato un nuovo Cda. Con il presidente che era rimasto lo stesso.

Poi a Gerola a maggio è cambiato il sindaco, e tutto si è di nuovo messo in movimento, ci sono state delle nuove dimissioni del presidente, e questa volta sono state accettate. In seguito, il 25 ottobre l’assemblea dei soci ha eletto un nuovo presidente.

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18a edizione di Morbegno in cantina, migliaia di turisti hanno sfidato il maltempo nel fine settimana

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